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1 LUGLIO 2024

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LA SUGAR TAX IN ITALIA

AUMENTA INFLAZIONE, INDEBOLISCE MADE IN ITALY, NON E’ NECESSARIA

La c.d. Sugar Tax approvata in Italia nel 2019, determina un aumento medio del 28% della pressione fiscale per litro di bibita analcolica, con riflessi sui prezzi e conseguenti effetti inflattivi da evitare. Anziché sostenere i consumi e aiutare la competitività, frena la crescita.

PRODUCE DANNI ECONOMICO-SOCIALI

Le contrazioni di vendite e attività (stimate da NOMISMA in un -16%) causate dall’aumento dei prezzi legati alla tassa, con effetti conseguenti sull’intera Filiera, a monte ed a valle della fase di imbottigliamento. Si tratta di effetti dannosi da evitare, tra cui 5.050 posti di lavoro a rischio.

FRENA GLI INVESTIMENTI

Una nuova imposta da versare condiziona i budget delle imprese, rischia di congelare gli investimenti di breve e medio periodo, aumenta le incertezze. Non avvicina gli investitori esteri.

PENALIZZA TRADIZIONE E MADE IN ITALY

La nuova imposta applicata su chinotti, cedrate, gassose, aranciate, limonate, cole, etc produce effetti recessivi sull’intera Filiera agroalimentare del Made in Italy:

  • Oltre 5.050 posti di lavoro a rischio.
  • Calo delle commesse per approvvigionamenti materie prime (- 400 milioni di euro).
  • Impatto recessivo su tutti i territori che producono le materie prime fondamentali per il settore.

NON PRODUCE EFFETTI PER LA SALUTE

La finalità iniziale della tassa (imposta di scopo) era la riduzione del rischio di eccessivi consumi di zuccheri tramite bibite analcoliche. In Italia la fonte principale di consumo di zuccheri non siano le bevande analcoliche zuccherate, il cui trend è peraltro in calo costante da 10 anni (-27% di litri). L’Italia è all’ultimo posto in Europa per consumo medio pro-capite.

Soprattutto, nei Paesi che hanno introdotto questa misura (anche da decenni), patologie complesse come l’obesità non hanno registrato flessioni. Né esistono evidenze scientifiche di effetti clinici positivi registrati in pazienti grazie all’effetto diretto di questa imposta.

Gli unici risultati sono un calo, temporaneo, di consumi; che non si traduce automaticamente in un miglioramento di diete non bilanciate o stili di vita non corretti, sia per gli effetti compensativi con la ricerca di alimenti a prezzi inferiori perché non tassati sia perché è dimostrato che le tasse non modificano i comportamenti alimentari non corretti.

Tenuto conto che il consumo moderato di una bibita analcolica rinfrescante non rappresenta un problema per le autorità a tutela della salute pubblica, il tema riguarda gli eccessi dei consumi, unitamente ad uno sbilanciamento tra calorie assunte e spese con l’attività motoria e/o fisica.

La c.d. Sugar Tax inoltre:

  • non si applica allo zucchero né al consumo di zucchero in alimenti e bevande; colpisce solo le bevande analcoliche, anche prive di zucchero, quando il 99% delle calorie in Italia arrivano da alimenti diversi dai soft drink, il cui apporto calorico giornaliero è inferiore all’1% negli adulti e 0.6% nei bambini rispetto al totale calorie quotidiane consumate dagli italiani.
  • non è necessaria per incentivare ricette con meno zucchero, visto che è in corso da anni con protocolli siglati dai Produttori con il Ministero della Salute e con risultati importanti (-41% di zuccheri). La transizione per ridurre le calorie nelle ricette è in corso, anche senza tasse, Con una offerta di prodotti riformulati già sul mercato, in un percorso avviato.

Industria, agricoltura, commercio, consumatori hanno espresso contrarietà netta a questa nuova tassa nell’attuale fase storica.

E’ ritenuta una misura inutile, che provoca danni evitabili senza comprovati benefici emersi nei Paesi dove è stata introdotta. Per questo alcuni hanno iniziato a cancellarla.