ASSOBIBE sul parere EFSA: continueremo a guidare un cambiamento positivo con un’offerta di prodotti a ridotto impatto calorico e comportamenti responsabili verso i consumatori. I dati dimostrano che i consumi di soft drink in Italia sono i più bassi d’Europa

8 Mar 2022 | Comunicati stampa

I produttori di bevande analcoliche in Italia e in Europa sottolineano l’impegno del settore per ridurre il contenuto di zucchero presente nelle formulazioni, favorire un consumo responsabile e tutelare i consumatori più giovani

Roma, 1 marzo 2022. ASSOBIBE, Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende produttrici di bibite analcoliche, prende atto del parere dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) sugli zuccheri aggiunti, che esaminerà attentamente con riguardo ai dati e alle relative conclusioni.
Da una prima lettura, l’approfondimento dell’EFSA conferma una differenza marcata sui consumi di zuccheri nei diversi Paesi e diete. I dati analizzati evidenziano che la situazione in Italia è tra le più virtuose, con il contributo di soft drink più contenuto in tutte le fasce di età rispetto agli altri Paesi.
ASSOBIBE sostiene pienamente gli obiettivi dell’Unione Europea di riduzione dell’apporto calorico, ma sottolinea la necessità che all’impegno da parte dei produttori per un’offerta alternativa a basso impatto calorico si affianchi un’azione collettiva di tutta l’industria alimentare affinché si raggiungano gli obiettivi condivisibili di tutela della salute dei consumatori.
A livello europeo l’Industria delle bevande analcoliche, con UNESDA che ne rappresenta i produttori, è impegnata a offrire alternative più salutari e ha già compiuto progressi significativi per ridurre lo zucchero nelle bevande analcoliche e offrire confezioni più piccole per favorire modelli di consumo moderati. Gli sforzi per la riduzione dello zucchero includono un nuovo impegno a ridurre gli zuccheri aggiunti medi nelle bevande analcoliche di un altro 10% dal 2019 al 2025 in tutta l’UE-27 e nel Regno Unito. Ciò rappresenterà una riduzione complessiva del 33% degli zuccheri aggiunti medi negli ultimi due decenni, basandosi sui precedenti traguardi di riduzione dello zucchero che la nostra industria ha raggiunto dal 2015 al 2019 (riduzione del 14,6% in media) e dal 2000 al 2015 (riduzione del 13,3% in media) attraverso l’Europa.
“In Italia, le aziende produttrici di soft drink hanno aderito agli impegni UNESDA, ma non si sono limitate a questo: da anni sono impegnate in un percorso, concordato anche con il Ministero della Salute attraverso appositi Protocolli, che le ha portate a una riduzione del 37% entro il 2022 del quantitativo di zucchero immesso a scaffale e che prevede l’astensione da attività di promozioni e marketing nei canali diretti ai bambini fino ai 13 anni e l’incremento del 74% in dieci anni delle versioni “senza zucchero” – spiega Giangiacomo Pierini, Presidente di ASSOBIBE -. Per incentivare un consumo responsabile dei soft drinks, inoltre, abbiamo introdotto formati più piccoli, un sistema di etichettatura trasparente e non vendiamo né pubblicizziamo bevande analcoliche nelle scuole primarie e offriamo solo bibite analcoliche e ipocaloriche in vendita nelle scuole secondarie e superiori”.
Tutto ciò nonostante i consumatori italiani da tempo abbiano ridotto in maniera costante il consumo di bevande zuccherate (-27% nel decennio 2010-2020) in tutte le fasce d’età – l’apporto calorico derivante dalle bevande analcoliche non supera l’1% del totale delle calorie assunte quotidianamente – e l’Italia è il Paese con il più basso consumo di soft drink in Europa: 50 litri pro capite annui contro i 94,7 bevuti mediamente da un cittadino dell’Unione Europea.
Con questa pronuncia, EFSA conferma che non è possibile fissare una soglia massima di assunzione di zuccheri, considerando anche che la dieta è fatta di una combinazione di elementi e nutrienti: in questa ottica, il nostro settore delle bevande analcoliche rimane impegnato nel proprio percorso per fornire diverse alternative, consapevoli che la moderazione è la chiave vincente quando si parla di corretti diete e stili di vita.
“Come categoria continueremo a fare la nostra parte per guidare il cambiamento verso stili di vita e di consumo più equilibrati, ma siamo convinti che lo zucchero, come altri ingredienti calorici, non vada demonizzato a prescindere dalle quantità – dichiara Pierini -. Come per qualsiasi alimento o nutriente,
vanno evitati gli eccessi e occorre educare i consumatori al bilancio calorico, alla moderazione e a stili di vita attivi”.

Ultimi articoli
Natale amaro per i produttori e per l’intera filiera italiana delle bevande analcoliche

Natale amaro per i produttori e per l’intera filiera italiana delle bevande analcoliche

Da quanto si apprende, si prospetta un periodo poco sereno per i produttori di bevande analcoliche, e per l’intera filiera,, dalla produzione alla distribuzione. Infatti, nella Manovra di Bilancio non è previsto alcun intervento per fermare l’entrata in vigore della nuova tassa a luglio 2025. La “Sugar tax” è un’imposta gravosa per cittadini e imprese che provocherebbe l’aumento del 28% della fiscalità su un litro di bevanda rinfrescante, anche quando priva di zucchero.

ASSOBIBE SULLA MANOVRA: Appello su Sugar tax da 15 sigle della Filiera dell’agroalimentare,  della distribuzione, del packaging e dei sindacati: “Preoccupazione su effetti negativi, serve neutralizzare il prima possibile”

ASSOBIBE SULLA MANOVRA: Appello su Sugar tax da 15 sigle della Filiera dell’agroalimentare, della distribuzione, del packaging e dei sindacati: “Preoccupazione su effetti negativi, serve neutralizzare il prima possibile”

L’appello congiunto è stato firmato da Assobibe, Confagricoltura, Federalimentare, Federdistribuzione, CISL, CGIL, Uila Nazionale, Centromarca, Unione Italiana Food, Italgrob, Confida, Anfima, Federazione Carta e Grafica, Federazione Gomma Plastica, Assovetro per esprimere le preoccupazioni a fronte della mancata proroga dell’imposta in vigore dal 1° luglio 2025. L’intera Filiera agroalimentare, dalle fasi agricole alla produzione, fino alla distribuzione e vendita, chiede un intervento urgente per evitare una nuova gabella che danneggia le imprese e i lavoratori di un settore strategico del Made in Italy, mettendo a rischio oltre 5.000 posti di lavoro, con evidenti ricadute negative anche sulle comunità locali.